Simonetta Betti

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Il sogno: un antidoto al caos

“Molte, infinite verità hanno a che fare con il silenzio. Tra tutte la musica è quella che lo ha organizzato meglio” 

(Mario Brunello, compositore e musicista)


Siamo nel silenzio della notte quando il ciclo del sonno si sta avviando verso quella fase definita REM: il corpo è immobile e rilassato la mente si attiva, il sipario dove si svolgono i nostri sogni si è aperto. Incomprensibili o solo apparentemente chiari, talora belli, talora brutti, a volte addirittura incubi, i sogni ci stanno dicendo qualcosa di noi. Quando la memoria li conserva è possibile intercettare uno o più messaggi nascosti. 

Le immagini, più frequenti delle parole, sono talora confuse, talora nette e precise, pronte ad offrirci spunti e metafore per conoscerci.


“Niente è più vostro dei vostri sogni! Niente è più opera vostra! Contenuto, forma, durata, attore, spettatore. In questa commedia siete sempre e solo voi stessi!”

(Friedrich Nietzsche, Aurora)


Qui inizia il mio lavoro di psicoterapeuta che attribuisce un senso a questi prodotti della fantasia e dell’immaginazione leggendo il sogno come opportunità e come metafora verso il cambiamento. 
E così capita spesso che un sogno, raccontato quasi per caso, sblocchi una situazione difficile, o anche, come mi ha detto qualche giorno fa un mio cliente “… dopo aver analizzato con lei il mio sogno sento qualcosa qui, dentro il petto, che potrebbe essere ansia, ma un’ansia buona che va verso qualcosa di diverso, in questo momento io mi sento intensamente  compreso”